Longitudine

da XlaTangente n. 4/5

 

Dava Sobel

Longitudine.

La vera storia della scoperta avventurosa che ha cambiato l'arte della navigazione

BUR, Milano 1999
pp. 147, euro 7.00

 

 

Con i suoi orologi marini, Harison tastò il terreno dello spazio-tempo. Contro ogni previsione riuscì ad usare la quarta dimensione, quella temporale, per collegare punti diversi sul globo tridimensionale. Carpì alle stelle il segreto per orientarsi nel mondo, e lo chiuse in un orologio da taschino.

Se ti chiedessero le coordinate (latitudine e longitudine) di dove vivi, cosa risponderesti?

“Non lo so ma prenderei il mio navigatore satellitare e avrei risolto tutti i miei problemi?”

No, così non vale, è troppo facile!

Supponiamo che tu non possieda un apparecchio elettronico di questo tipo, e supponiamo anche che ti sia perso nel deserto o che ti trovi su un barcone in alto mare… Intorno a te non vedi nulla, se non dune di sabbia (o onde blu!) e ogni punto accessibile alla vista pare uguale a tutti gli altri...

“… sono perduto?!”
 
Al giorno d’oggi molti aspetti della vita sono diventati più semplici; se non si sa in che posto ci si trova, in genere, si può accendere un aggeggino più o meno grande come una mano e scoprire tantissime informazioni; tutti i mezzi di trasporto (come le navi e gli aerei), inoltre, sono anch’essi dotati di un’attrezzatura elettronica, che permette a chi li sta guidando di conoscere quasi perfettamente la propria posizione… ma non è sempre stato così!
Fino alla fine del XVIII secolo errori nella stima delle coordinate avevano portato alla perdita di intere flotte, provocando più morti che in una guerra. Il calcolo della latitudine non è mai stato un problema, basta, per esempio, misurare l’altezza della stella polare; nel caso della longitudine, invece, il calcolo è estremamente più difficile, perché osservatori situati su uno stesso parallelo vedono passare le stesse stelle (e alla stessa altezza!), ma in istanti diversi… Solo una misura di tempo assai precisa consente un calcolo esatto della longitudine.
I governi delle più grandi potenze marinare promisero ricchi premi a chi avesse fornito un metodo semplice ed efficace per misurare la longitudine in mare; nacque così un’incredibile competizione, i cui partecipanti si divisero in due categorie: coloro che (come Galileo Galilei, Jean Dominique Cassini, Christian Huygens, Sir Isaac Newton e Edmond Halley) erano convinti che solo l’astronomia potesse fornire la risposta adeguata, e quelli che desideravano costruire degli orologi… a prova di nave!
L’esponente principale del secondo schieramento fu John Harrison, artigiano dello Yorkshire, che raccolse la sfida lanciata e che, dopo quasi mezzo secolo di lavoro, guadagnò la stima del re Giorgio III, della comunità scientifica e di tutti i capitani della marina, per aver costruito un orologio capace di portare con sé (conservandola con precisione) l’ora del porto di partenza. Con questa nuova tecnologia era possibile calcolare con facilità e precisione la longitudine di qualsiasi luogo: bastava confrontare l’ora locale con l’ora segnata dal cronometro di riferimento, eseguendo… semplici calcoli!
Un orologio che ha cambiato il modo di guardare il mondo, insomma, con semplicità, ma decisione, come tutte le rivoluzioni scientifiche che si rispettino. Longitudine. Una parola. Una conquista della scienza. Un libro che, nella classica, ma piacevole forma di diario, con tutta la passione e il coinvolgimento di chi ha vissuto questa lunga e dura avventura, racconta la storia di quarant’anni di sforzi, il tempo necessario a Harrison non solo per costruire e perfezionare quel cronometro, ma per persuadere la comunità scientifica dell’efficacia del suo metodo.
Un orologio senza pendolo, capace di continuare a segnare l’ora esatta nonostante i rollii, i beccheggi e i movimenti tumultuosi cui erano sottoposte le imbarcazioni in tempesta.