Il libro dei rompicapi di Alice. Enigmi e giochi matematici
Lewis Carroll
(a cura di John Fisher)
Il libro dei rompicapi di Alice.
Enigmi e giochi matematici
Costa&Nolan, Milano 2009
pp. 304, euro 17.00
A tutte le ore la sua mente era assediata da idee di giochi e rompicapi, indovinelli e sciarade, che mantenevano desto il suo senso di meraviglia e fornivano una fonte inesauribile di divertimento […].
Tutti conoscono Lewis Carroll come autore dei libri Alice nel paese delle meraviglie e Alice dietro lo specchio (anche se probabilmente a molti è più noto il film d’animazione di Walt Disney…), ma pochi lo conoscono sotto il suo vero nome, Charles Lutwidge Dodgson reverendo per necessità e non per vocazione, matematico, illusionista, fotografo e ovviamente scrittore.
Con questa raccolta di giochi ed enigmi, il curatore John Fisher realizza quella che era solo un’intenzione di Carroll.
Come lo stesso Fisher ci spiega nell’introduzione, è proprio l’autore di Alice che, tra le pagine del suo diario personale, annota la volontà di pubblicare una raccolta di indovinelli
e problemi matematici dal titolo “Il libro dei rompicapi di Alice”, progetto però mai realizzato in vita.
Se la sua reputazione di insegnante di matematica non fu molto positiva, il suo talento matematico fu innegabile. Non trovando molto stimolante la carriera accademica, Carroll/Dodgson si dilettava a creare enigmi e rompicapi ma anche giochi non matematici (fu probabilmente lui l’inventore del gioco “Scarabeo”) con cui divertiva i figli del rettore dell’Università, tra cui quella Alice Liddell che ispirò i celebri romanzi. Si dedicò anche all’illusionismo, e qualche trucco viene ripreso tra le pagine del libro, e alla fotografia (fu uno dei primi ad utilizzare l’autoscatto).
Questo libro senza dubbio offre l’occasione di conoscere una delle facce di un uomo eclettico e di un matematico fuori dagli schemi… Nel 1868 […], Carroll avanzò la spassosa proposta che l’Università [il Christ Church College di Oxford, ndr] dovesse fornire “una sottile striscia di terra, cinta da un’inferriata e accuratamente battuta, per indagare le proprietà degli asintoti e verificare nella pratica se le rette parallele si incontrano o meno, a tal fine tale striscia di terra dovrebbe estendersi, per usare l’espressivo linguaggio di Euclide, ‘per una certa lunghezza’. Quest’ultimo processo, la ‘continua generazione di rette’, può forse richiedere secoli o più: un periodo siffatto, però, per quanto lungo nella vita di un individuo, è un nulla nella vita dell’Università.”
Daniela Della Volpe