Federica Cremonesi

 

Federica Cremonesi

 

 

Federica, qual è il tuo titolo di studio?

Mi sono  laureata in biologia sperimentale e applicata, indirizzo genetica umana.

Quando e dove ti sei laureata?

All’ Università di Pavia, il 6 Febbraio 2006.

Dove lavori?

Lavoro a Milano per ICON Clinical research,  gestiamo studi clinici  per conto di aziende farmaceutiche che vogliono sperimentare molecole farmacologiche prima o dopo la loro entrata in commercio. Ho trovato questo lavoro con il tipico passaparola tra amici e compagni di studi subito dopo la laurea. Durante gli studi, e prima di questo lavoro, ho lavorato come commessa nella grande distribuzione.

Che mansioni svolgi?

Ognuno di noi viene assegnato ad uno studio clinico: studiamo il protocollo, e gli studi già effettuati sulla molecola, dopo di che facciamo da tramite tra l’azienda farmaceutica che ha commissionato il lavoro e gli ospedali/centri di ricerca che fisicamente sperimentano il farmaco sui pazienti per tutta la durata dello studio, in più verifichiamo qualità e sicurezza dei dati che vengono raccolti e trasmessi. Tutti i miei colleghi con il mio stesso ruolo hanno una formazione simile alla mia, è essenziale una laurea in ambito medico/scientifico quale medicina, biologia, farmacia, CTF, scienze naturali, biotecnologie. A prescindere da quale possa essere la nazionalità dell’azienda che ci ha commissionato il lavoro, lavoriamo sempre e comunque in inglese e in squadre internazionali,  i contatti con l’estero occupano circa il 70% del nostro tempo, viaggiamo parecchio in Italia, e un po’ all’estero, la percentuale del tempo in viaggio varia da studio a studio e da ruolo a ruolo.   

Per svolgere il tuo lavoro utilizzi conoscenze matematiche? Se sì, di che tipo?

Direttamente utilizzo soprattutto gli strumenti di logica e di statistica che mi sono stati forniti nei corsi di matematica universitari, indirettamente più che usare la matematica la percepisco: lo sviluppo e lo studio di una molecola farmacologica sono totalmente permeati da metodi matematici, si ritrovano ovunque: nella cinetica di reazione chimica, nel calcolo delle velocità di metabolizzazione e negli studi che vengono effettuati sull’agonismo. La statistica invece è lo strumento principe che viene utilizzato nell’elaborare i dati raccolti in modo che assumano un significato.

C’è stato un episodio del tuo lavoro nel quale sicuramente la matematica ha avuto un ruolo?

Ogni volta che mi trovo davanti a dati elaborati statisticamente  mi stupisco di riuscire ad interpretarli.

La matematica che stai usando è quella che hai studiato all'università e prima ancora alle scuole superiori? Secondo te, che relazioni ci sono fra matematica a scuola e matematica per lavorare?

Uso l’approccio ai problemi che mi è stata insegnato in università attraverso i corsi di matematica, ed è senz’altro questa la relazione più importante che riconosco tra le due matematiche. Personalmente non mi sono mai trovata a dover risolvere equazioni o a dover utilizzare integrali.

Al momento di scegliere quale facoltà frequentare avevi preso in considerazione quella matematica?

No, vado a memoria, ma credo di essere sempre stata convinta che avrei studiato biologia.

Qual è, secondo te, la ragione che deve guidare la scelta di un determinato percorso di studi?

Come prima cosa, pensare che studierai qualcosa che ti piace e per cui ti senti portato: è senz’altro il modo migliore per ritrovare l’entusiasmo anche quando – e se – le cose non vanno come vorresti.  

Quale era il tuo obiettivo prima di laurearti?

Quando ho iniziato l’università non avevo nessun obiettivo prefissato, andando avanti, un po’ come tutti, ho cominciato a pensare che mi sarebbe piaciuto trovare un lavoro dove poter applicare praticamente tutto quello che stavo imparando.    

L'hai raggiunto?   

In linea di massima sì; la cosa più bella, è che sto ancora imparando.  

Sei soddisfatta del lavoro che svolgi?

Assolutamente sì, anche se a volte mi manca un po’ il laboratorio… penso sia normale, e solitamente la malinconia passa nel giro di poche ore.

In futuro, secondo te, i matematici saranno più o meno richiesti nel mondo del lavoro? Di che tipo? Con quali competenze?  

Forse il pericolo dei matematici a volte è quello di andarsi ad infilare in territori che finiscono per essere infinitamente lontani dalle realtà pratiche lavorative. Mi sembra stia mancando la comunicazione tra questi due mondi, uno teorico, astratto, dove i limiti sono dettati da altre leggi; e l’altro senz’altro meno affascinante, ma reale e più tangibile. La matematica esiste già nelle banche, nelle amministrazioni, nello studio dei flussi migratori, delle teorie evolutive, dei comportamenti umani, e in altri svariati campi: vedrei allora bene una figura intermedia, in grado di parlare contemporaneamente due linguaggi, quello del matematico teorico puro e quello del tecnico calato nella situazione reale. Sarebbe una bella sfida.  

E se tu dovessi ora assumere un giovane, penseresti che la laurea in matematica sarebbe un titolo di merito?

Beh, scegliere di studiare matematica è senz’altro una scelta forte che esprime fantasia, determinazione e passione nello stesso tempo: se validamente supportata, valuterei con sicura attenzione chiunque sia in grado di fare una scelta simile.