Una certa ambiguità
Suri Gaurav e Singh Bal Hartosh
Una certa ambiguità
Ponte alle Grazie, Milano 2008
pp. 304, euro 16.80
Questo ‘romanzo matematico’ si snoda su tre diversi livelli. Il primo, ambientato negli anni ’80 del Novecento, vede come protagonista Ravi, giovane ragazzo indiano che lascia il suo paese per studiare negli Stati Uniti inseguendo un brillante futuro. Conosciamo il protagonista ancora piccolo alle prese con un indovinello matematico postogli dal nonno Vijay. Ed è proprio il nonno ad iniziare Ravi alla passione per la matematica, che tuttavia rimane latente fino a che il ragazzo, ormai studente universitario, non decide di frequentare un corso matematico molto speciale sugli infiniti, anche se questa scelta lo costringerà a rimandare la data della sua laurea. Tutto grazie a Nico, docente del corso, che riesce a risvegliare quell’amore trasmessogli dal nonno. Per uno strano caso, Ravi scopre, con grande sorpresa, che suo nonno, emigrato per un breve periodo negli Stati Uniti molti anni prima, aveva passato qualche mese in prigione. Questa notizia lo sconvolge e lo induce a cercar di scoprire l’origine e le cause di tanta disavventura. Così il nonno, amante della matematica e del jazz, diventa il protagonista del secondo livello del romanzo ambientato negli anni Venti in una piccolissima comunità americana chiamata Morisette. Vijay è ospite della locale università e sta lavorando con un collega a questioni di Teoria dei numeri per portare avanti le sue ricerche matematiche, quando viene accusato di blasfemia e imprigionato. A decidere delle sue sorti è il giudice Taylor che avvia un’avvincente e lunga discussione matematica e filosofica con il matematico indiano, sulla ricerca della “verità”. Il tortuoso cammino tocca innanzitutto la geometria euclidea con i suoi assiomi e le sue rigorose dimostrazioni. Questa matematica sembra davvero essere certa e inconfutabile, e il suo sistema assiomatico sembrerebbe proprio quello da adottare in ogni campo della vita nella ricerca della verità e della certezza “assolute”. Ma, nella prigione di Morisette, giungono presto nuove voci riguardo le geometrie non euclidee e le “incredibili” teorie relativistiche di Einstein che mettono in crisi non solo Vijay ma anche il giudice Taylor. I due, cercando di ricostituire le proprie fondamenta, matematiche e non, si legano in una fortissima amicizia che li accompagnerà per il resto della vita. Il terzo livello del romanzo è quello costituito dalle pagine di diario, completamente apocrife (attenzione!), dei grandi matematici e filosofi che vengono coinvolti nel racconto. Sicuramente la scelta del soggetto del libro è coraggiosa, non solo per la delicatezza dei temi del rapporto e del confronto tra matematica e religione e ricerca della verità, ma anche per la difficoltà nel presentare in un romanzo argomenti matematici stuzzicanti come le geometrie non euclidee e l’ipotesi del continuo. Sia il lettore matematico che quello non specialista troveranno piacevolissima la lettura di questo romanzo, ricco di spunti interessanti, anche nel racconto personale di un giovane ragazzo, Ravi, alle prese con importanti decisioni per il futuro, con i propri sogni e le proprie aspirazioni. Leggetelo!
Daniela Della Volpe