Siamo tutti matematici
Michael F. Atiyah
Siamo tutti matematici
Di Renzo Editore, Roma 2007
pp. 88, euro 11.00
Vale sempre la pena di stare a sentire (o di leggere, quando si è meno fortunati) ciò che hanno da dire le persone che hanno “fatto” un pezzo di matematica. Questo libro, scritto da un ricercatore eccezionale, Medaglia Fields e poi Premio Abel, è innanzi tutto da non perdere per chi crede che “l'apprendimento della matematica [sia] un processo che richiede incontri selettivi, con le persone giuste, perché un non esperto non solo non insegnerà ciò che è necessario, ma contribuirà anche a confondere le idee, in quanto – non avendole chiare egli stesso – comincerà a tirar fuori formule complicate, comunicando ai propri interlocutori la sua insicurezza” (p. 30).
Si tratta della descrizione del cammino scientifico dell’autore, dalla sua formazione nelle scuole e università – soprattutto inglesi – sino alla costruzione, con F. Hirzenbruch , della K-teoria e allo sviluppo del cosiddetto “teorema dell'indice”. Vi trovano spazio le concezioni filosofiche dell’autore su che cos’è la matematica, alcune descrizioni un po’... controcorrente di quello che è un matematico (contro tutti gli stereotipi, fa piacere leggere: “L’interazione con il prossimo, per il matematico come per chiunque, è un modo di conservare la sanità mentale”), taluni giudizi netti e interessanti sull’insegnare, comunicare matematica, ma anche la presentazione di temi e risultati della matematica del XX secolo.
Ancor più sicuramente è un libro da far leggere agli studenti delle scuole superiori che stanno per scegliere in quale università andare a studiare una disciplina scientifica: non devono farsi incantare dall’università sotto casa se questa li terrà lontani dagli incontri
con i ricercatori migliori nei vari settori. Che almeno sappiano che cosa perdono! Come prof di matematica, non voglio che i miei studenti “bravi” nella mia disciplina trovino un'università che riproduce il loro protettivo liceo, quanto piuttosto un’università che consenta loro – prima di decidere dove andare a cercare lavoro – di fare belle esperienze di matematica. A me era piaciuto quando ero studente e ne ho ricavato gusto e sicurezza.
Spesso un insegnante deve decidere su che cosa non si deve lasciar correre e su che cosa si può invece chiudere un occhio e deve scegliere che cosa presentare tra le mille possibilità. E gusto e sicurezza sono fondamentali in queste scelte. In fin dei conti, se Atiyah scrive: “La matematica non è sinonimo di logica” poco dopo aver scritto: “Quello che più mi affascina della matematica è la sua coerenza interna”, forse c’è spazio anche per una navigazione con i miei allievi che provi a dosare curiosità e rigore, senza falsi miti e senza troppi vincoli...
Gabriella Lupini