Questo mese vi presentiamo un libro che non è scritto da Levi Montalcini della quale potete leggere la biografia, ma che a lei è strettamente collegato dalle vicende storiche che hanno segnato anche la sua vita.
La discriminazione razziale e le leggi fasciste hanno cambiato la vita a donne ebree costringendole, in diverse età della loro vita, a rifugiarsi all’estero, come Levi Montalcini, o a nascondere la propria identità, come è accaduto alla bambina ebrea protagonista del libro.
La storia di Lia Levi è la testimonianza di una donna che ce l’ha fatta e ci aiuta a ricordare tutte le donne che invece non sono sopravvissute. Quale patrimonio di intelligenze, quali possibilità di vita migliore ha perso il "Paese Italia" nel 1938? Quante Levi Montalcini non hanno potuto fare quello che avrebbero saputo fare?

 

      

      

 

 

 

Lia Levi

Una bambina e basta

Edizioni e/o, 1997

 

Ma le leggi razziali quanto dolore hanno portato ai bambini?

"Lia, tu non sei una bambina ebrea. Sei una bambina, e basta."

È questa la splendida conclusione del libro, che narra la vicenda di una bambina ebrea che a seguito delle Leggi Razziali del 1938  viene strappata alla sua scuola, ai suoi amici, alla sua casa e precipita in una situazione di precarietà, ristrettezze economiche e paura.

Nella sua semplicità e chiarezza la frase ci aiuta a ribadire, con fermezza, il no a tutte le discriminazioni, di razza (se mai si potesse parlare di diverse razze umane…), di etnia, di genere, di colore della pelle, di religione…, che hanno funestato la storia dell’umanità, dagli albori fino ai giorni nostri.

Il libro racconta la storia di Lia che, a seguito delle prime deportazioni, viene nascosta con la sorellina e con la madre in un convento cattolico alle porte di Roma mentre il padre cerca rifugio presso pensioni di infimo ordine in città. Nel convento ci sono bimbe come lei, ebree in fuga e disorientate, e tutte devono far finta di essere altro, imparare nuovi nomi falsi, pregare un dio che non conoscono, andare alle funzioni. Lei poi viene anche attratta dal dio «buono dei cristiani e non da quello sempre arrabbiato degli ebrei», dalla sicurezza di quel mondo cattolico non minacciato, anche nella speranza d'interpretare la Madonna alla recita di Natale. Ma quando è a un passo dall'abbracciare la nuova fede interviene la madre a difendere la sua  identità minacciata. Poi, all’arrivo degli americani a Roma l’incubo finisce, madre e figlie possono tornare alla loro casa, vuota: i loro mobili, messi al sicuro, torneranno dopo di loro.

In questo libro di morte si parla appena: sappiamo soltanto della morte della zia e di alcune compagne di convento incautamente tornate in città e denunciate alla Gestapo da delatori ignoti, ma la lettura è agghiacciante proprio perché è una storia così piana, così semplice, che non pone barriere alla comprensione, e immedesimarsi è così facile. È davvero la storia di una bambina qualsiasi, una storia che potrebbe così facilmente ripetersi, ed è difficile darsi una spiegazione di quello che vi accade. Così come è difficile spiegarsi il perché di tante discriminazioni avvenute e che continuano ad avvenire, nate dall’ignoranza, dalla paura del diverso.

Noi, che sappiamo come la Storia è continuata, conosciamo bene gli effetti di quelli Leggi scellerate nel nostro paese, migliaia di bambini strappati alle loro case, ai loro affetti, ai loro progetti, svaniti insieme ai loro cari nel fumo di un camino. Ed è anche per questo che questa vicenda, che finisce ‘bene’, ci colpisce ancora di più, Lia si è salvata e con lei la sua famiglia per una serie incredibile di coincidenze e fatti fortunati ma quanti, quanti non ce l’hanno fatta.

Lucia Ghezzi e Silvia Ronzani