La storia di questo mese è quella di una “studiosa appassionata” e mamma. La recensione ad essa associata presenta un libro islandese, in cui uno dei personaggi è sotto molti aspetti simile a Vittoria Nuti Ronchi.

 

Vittoria Nuti Ronchi – Ma è possibile conciliare casa e bottega!

 

Vittoria Nuti Ronchi, “studiosa appassionata” più che scienziata, così ama definirsi, è nota per i suoi studi nel campo della Genetica vegetale. Nata a Treviso nel 1928, terza di quattro sorelle, cresce a Roma in una famiglia molto aperta e liberale. Scopre da studente la passione per la Botanica e si iscrive alla facoltà di Scienze agrarie, scelta che in quegli anni non rappresenta certo un percorso “normale” per ragazze.

Nel 1953, quando consegue la laurea a Pisa, diventa così una delle prime donne ad occuparsi di Genetica, si sposa, con il progetto di formare una solida e numerosa famiglia.

Negli anni che seguono il matrimonio e la laurea, la sua tesi nel 1954 vince il Premio Marzotto, tra una maternità e l’altra (nascono cinque figli, di cui gli ultimi due gemelli) si specializza in vari laboratori internazionali usufruendo di borse Nato e del British Council. Nel 1959 diviene assistente presso la cattedra di Genetica della facoltà agraria di Pisa per dieci anni ed in questo periodo si scontra con i limiti alle carriere femminili: «il professore ti diceva “tu sei donna, quindi passa lui”». Perciò, conseguita la libera docenza in Genetica nel 1970, si trasferisce al Laboratorio di Mutagenesi e Differenziamento del CNR di Pisa.

Tale scelta si rivela, come riconosce la stessa Nuti Ronchi, determinante e particolarmente opportuna anche per le esigenze familiari. Da un lato dirige il laboratorio e fa ricerca fuori dai rigidi meccanismi “accademici”, dall’altro, vivendo in una piccola città come Pisa e a pochi minuti dal posto di lavoro, può fare anche la mamma: «Pisa mi ha permesso di essere a casa a mezzogiorno, e cioè a cinque minuti dal laboratorio; e altri cinque minuti per raggiungerlo e tornare a casa rapidamente quando succedeva qualcosa».

In ogni caso ciò che si è mostrato vincente per la studiosa è stato riuscire a distinguere l’impegno lavorativo dalla vita domestica: a casa Vittoria è la moglie e la madre, così come in laboratorio è la ricercatrice. A sera trova nel ricamo il momento del relax, in cui la mente corre liberamente e immagina gli esperimenti del giorno dopo che l’attendono al CNR.

Diventa poi direttore dell’Istituto di Mutagenesi e Differenziamento del CNR di Pisa; è qui che svolge le sue ricerche più importanti raggiungendo ottimi risultati riconosciuti da tutta la comunità scientifica: i suoi studi sulla rottura cromosomica indotta nelle piante da sostanze chimiche mutagene e sulla differenziazione dei tessuti vegetali in vitro, sono tuttora di grande attualità e interesse.

In campo internazionale collabora a un progetto di ricerca congiunto tra l'Università di Pisa e il Laboratoire de Biologie Moléculaire Végétale di Orsay (Francia) su biochimica e citologia degli acidi nucleici, che mette in luce importanti differenze tra tessuti normali e tessuti tumorali in alcune specie di Nicotiana; risultati costantemente pubblicati in numerose riviste scientifiche specializzate.

Nel suo laboratorio Vittoria si avvale della collaborazione di un'équipe di giovani ricercatori e ricercatrici, ai quali chiede di condividere il suo stesso impegno e la sua stessa passione per la ricerca. Alle ragazze, in particolare, inizialmente poco numerose, Vittoria dedica una maggiore attenzione: non solo per incoraggiarle a coltivare questa nuova carriera professionale nel campo della Genetica, ancora di interesse per lo più maschile, ma soprattutto per spronarle a non dimenticare la propria vita di donne, nel desiderio di famiglia e di maternità: «è possibilissimo avere figlioli e casa e tutto, l'importante è un po' di sacrificio [...] ma le soddisfazioni che dà sono immense! [...] Certamente all'inizio devi superare il senso di colpa di lasciarli quando hanno l'età che piangono».

La Nuti Ronchi all'attività nel campo della genetica affianca l'impegno femminile come vicepresidente del Soroptimist Club e soprattutto nell'Associazione Cattolica Italiana al servizio di ragazze in difficoltà alle quali apre addirittura la sua casa; per questi meriti “umani”, nel 1978 la Fao le assegna la Medaglia Ceres, sulla quale viene riprodotta la sua effigie.

Alla fine della sua attività istituzionale presso il laboratorio del CNR di Pisa, la ricerca non si ferma: Vittoria vuole continuare i suoi studi, insieme al gruppo creato negli anni al CNR. Ad esempio, su invito del governo della Malesia partecipa a un concorso internazionale per risolvere il problema della sterilità nella palma coltivata nel territorio malese, questione molto importante perché l'olio di palma rappresenta una risorsa economica primaria per il continente asiatico. Tra tutti i partecipanti, presenta il progetto vincente e il suo successo avvia con la Malesia una proficua collaborazione tuttora aperta. Vittoria Nuti Ronchi risiede attualmente a Pisa, dove vanno spesso a trovarla i cinque figli e uno stuolo di nipoti.

Lucia Ghezzi e Silvia Ronzani