Ecco qui la storia della prima donna che si è laureata in medicina, dando un importante contributo all'emancipazione femminile, e che ha dedicato la sua vita all’educazione dei più piccoli, proprio come i lontani e battaglieri maestri di montagna raccontati nella recensione di questo mese.

 
Maria Montessori

 

Figlia di Alessandro Montessori, emiliano, e di Renilde Stoppani, marchigiana, Maria nasce nel 1870 a Chiaravalle, a pochi chilometri da Ancona. I suoi genitori sono persone istruite, partecipi del clima che sta accompagnando la costruzione dell’unità italiana.

Maria è tra le prime dieci alunne a diplomarsi presso la "Regia scuola tecnica" a Roma, dove nel frattempo la sua famiglia si è trasferita. Si iscrive poi all’Università e studia Fisica, Matematica e Scienze Naturali, prima di essere ammessa alla Facoltà di Medicina dell'Università "La Sapienza" di Roma, grazie all'intercessione di papa Leone XIII che fa le opportune pressioni sul Ministro della Pubblica Istruzione del Regno d'Italia, Guido Baccelli, che si oppone alla partecipazione femminile a questo tipo di corsi.

I suoi studi si orientano verso ricerche di tipo sperimentale in laboratorio e di osservazione nelle sale del manicomio dell'ospedale di Santa Maria della Pietà di Monte Mario (Roma). Si dedica con passione e metodo alla ricerca ed è una studentessa molto brillante, tanto da vincere, per un lavoro in pedagogia generale, nel 1894 un premio di mille lire dalla Fondazione Rolli, concesso ogni anno a uno studente di medicina.

Diventa così la prima donna a laurearsi in medicina (nel 1896) con una tesi a carattere sperimentale. Inizia poi l’esperienza pratica in diversi ospedali ed istituti medici finché è nominata assistente presso la clinica psichiatrica dell'Università di Roma. Vi lavora collaborando con Giuseppe Ferruccio Montesano, considerato oggi uno dei fondatori della psicologia e della neuropsichiatria infantile italiana, al recupero dei bambini e delle bambine con problemi psichici. Ciò la porta a interessarsi del lavoro condotto in proposito in Inghilterra e Francia, in particolare per quanto riguarda i metodi sperimentali di rieducazione dei minorati mentali.

Nel 1898 presenta a Torino, al congresso pedagogico, i risultati delle sue prime ricerche e dopo breve tempo diventa direttrice della scuola magistrale ortofrenica di Roma e membro della Theosofical Society.

I suoi successi scientifici la portano a partecipare a una ricerca sui bambini ritardati sempre in collaborazione con Montesano, al quale peraltro si è legata anche sentimentalmente. Nel 1898, dalla loro relazione nasce un figlio, Mario, che viene affidato a una famiglia estranea finché, dopo la morte di sua madre, lei stessa potrà prenderlo con sé, ormai quattordicenne, dicendo che si tratta di un nipote.

Nel 1904 consegue la libera docenza in antropologia e comincia ad occuparsi dell'organizzazione educativa degli asili infantili. Ciò la porta, nel 1907, ad aprire a San Lorenzo, un quartiere popolare di Roma, la prima "Casa dei Bambini", seguita, nel giro di pochi anni, da altre quattro, nelle quali si comincia ad applicare la sua nuova concezione di "scuola d'infanzia".

In quelli stessi anni pubblica Antropologia pedagogica (1909) e Manuale della pedagogia scientifica (1914). I suoi testi vengono tradotti in tutte le lingue e suscitano grande entusiasmo.

Da questo momento, per esempio, il suo metodo riscuote interesse nel Nord America.

A partire dal 1923, anche in Olanda, dove già quattro anni prima era stata fondata la Società Olandese per il Metodo Montessori, cominciano a nascere molte scuole, sia confessionali che laiche, che seguono il suo metodo.

In Italia, dal successo romano nasce il movimento montessoriano: nel 1924 viene aperta la scuola magistrale Montessori e comincia a lavorare la famosa "Opera Nazionale Montessori", che si occupa soprattutto di far conoscere, attuare e tutelare il nuovo metodo.

Poi, nel 1934, l’iniziale appoggio di Mussolini si trasforma nell'ordine di chiusura di tutte le scuole Montessori, sia per adulti che per bambini, e la loro ideatrice è costretta ad andarsene dal suo Paese.

Durante la seconda guerra mondiale, continua a diffondere la propria teoria educativa nei Paesi più diversi. Solo nel 1947, invitata dal Governo italiano a ristabilire l’Opera Montessori e a riorganizzare le scuole Montessori, torna in Italia, mantenendo, però, la residenza in Olanda e non rinunciando a viaggiare (Austria e Paesi Scandinavi).

Per diffondere il suo pensiero continua a scrivere libri: nel 1948 De l'enfant à l'adolescent (Dall'infanzia all'adolescenza, Garzanti, 1970), volume che raccoglie le conferenze da lei tenute a Londra nel 1939, nel 1950 The discovery of the child (La scoperta del bambino, Garzanti, 1950) e To educate the Human Potential (Come educare il potenziale umano, Garzanti, 1970), Educazione e pace, un volume che raccoglie le 15 conferenze tenute sul tema dal 1932 al 1939, nel 1952 The absorbent mind (La mente del bambino, Garzanti, 1952).

Al di là dei suoi meriti scientifici, importante è stato il suo contributo all'emancipazione femminile. Al Congresso Femminile di Berlino del 1896, a cui partecipa in veste di rappresentante dell'Italia, pronuncia un discorso sul diritto alla parità salariale tra donne e uomini, che è rimasto famoso (e che fino ad oggi non ha ancora trovato piena attuazione, neppure nei paesi della democrazia occidentale).

Muore il 6 maggio 1952 nella città di Noordwijk in Olanda. Sulla sua tomba si legge, in italiano: Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo.

Lucia Ghezzi e Silvia Ronzani