Ad Anna Foà, ordinaria di bachicoltura a Napoli dal 1921, si devono nuovi efficaci metodi di lotta contro la fillossera della vite e una nuova comprensione del ciclo di sviluppo del baco da seta. E ciò mentre altre donne erano costrette ad abbandonare il loro paese, la culla del baco da seta, come ci racconta la recensione di questo mese.

 

 

Anna Foà

 

Nata a Roma nel 1876, si laurea all’Università di Roma in entomologia con Giovanni Battista Grassi e con lui collaborerà per molti anni. La sua tesi dà seguito agli studi su alcuni acari che aveva condotto con altri laureandi negli anni precedenti.

 

Da neo-laureata affianca Grassi nello studio di alcuni protozoi presenti nell’intestino delle termiti e poi, dal 1904, nell’attività di docenza nel corso di entomologia agraria.

Nel 1905 le viene affidata, nel laboratorio di Fauglia (PI), la responsabilità di condurre esperimenti finalizzati alla lotta contro la filossera, un parassita della vite, coordinando una fitta rete di collaboratori che comprende anche un bel gruppo di laureande.

 

L’attività di ricerca la porta, nel 1916, a pubblicare negli «Atti dell’Accademia dei Lincei», uno studio iniziato nel 1909 sul polimorfismo unisessuale degli acari e nel 1917 a conseguire la libera docenza e la nomina a delegata fitopatologica al Ministero dell’Agricoltura e il Commercio con il compito di vigilare sulle importazioni ed esportazioni dei vegetali (in questa veste, nel 1920, terrà un ciclo di conferenze per istruire i responsabili delle campagne contro la fillossera sulle tecniche da adottare per rallentare e contrastare l’andamento dell’infezione).

 

Nel 1921, dopo aver vinto il concorso a professore ordinario presso le Scuole Superiori di Agricoltura di Perugia e di Portici, si trasferisce in Campania ove sposta definitivamente la sua attività di ricerca dallo studio della fillossera allo studio del baco da seta e delle cause di alcune infezioni che lo decimano. A partire dal 1918 pubblica, per lo più nei «Rendiconti dell’Istituto bacologico di Portici», una serie di articoli sul ciclo di sviluppo del baco da seta nei quali riesce a chiarire alcuni punti del processo che porta alla creazione delle membrane embrionali.)

 

Nel 1924 diventa professore ordinario all’Università di Napoli. Avrebbe certo proseguito a lungo il suo lavoro se, nel 1938, le leggi razziali del regime fascista non l'avessero cancellata dai ruoli universitari, costringendola ad abbandonare tutti gli incarichi ufficiali e allontanandola anche dalla Società dei Naturalisti Italiani.

Un destino tragico che l’accomuna a molti scienziati, docenti ed intellettuali italiani, ma di lei e della sua storia – come di molte altre studiose – si sa davvero molto poco.

 

Morirà nel 1944.

 

Il lavoro entomologico di Anna Foà si segnala in particolare per aver pienamente ricostruito il ciclo di sviluppo della filossera della vite e, soprattutto, per aver indicato tale parassita. La passione per lo studio e la ricerca le consentirono di raggiungere ruoli di spicco nell’ambiente universitario, fino a essere l’unica donna italiana ebrea presente fra i professori ordinari.

 

Lucia Ghezzi e Silvia Ronzani