I matematici (I)

 

Abbiamo visto, ai tempi di XlaTangente cartacea, come gli scrittori definiscano la matematica, di volta in volta, in svariati modi ("gioco nell’aria", "territorio del severo rigore", "isola di una peraltro inutile onestà", persino "efficace analgesico")…

Ma la matematica, per esistere, ha bisogno dei matematici… Chi sono dunque questi misteriosi e poco conosciuti individui, queste anime appartate e difficili da decifrare, questi sacerdoti di una religione esoterica dai tanti volti?

Robert Musil, il grande scrittore mitteleuropeo, ci riferisce in modo puntuale sulla delusione delle aspettative forse eccessive di un giovane allievo nei confronti del suo docente di matematica.

“Da quando la matematica si era per lui mutata da materia inerte in qualcosa di vivo provava per essa un rispetto del tutto inedito. E di questo rispetto si nutriva anche una sorta di invidia nei confronti del professore per la familiarità che questi doveva avere con tutte quelle relazioni, la conoscenza delle quali portava con sé come la chiave di un giardino proibito…

Non gli importava più tanto di ottenere una spiegazione quanto di gettare uno sguardo dietro le quinte, diciamo così, del professore e del suo quotidiano concubinato con la matematica.

Fu introdotto nello studio. Era una stanza lunga e stretta, con una sola finestra e, accanto, uno scrittoio imbrattato di macchie di inchiostro; alla parete un divano ricoperto di una ruvida stoffa verde a coste, sfrangiata. Sopra al divano erano appesi un berretto goliardico scolorito e un certo numero di fotografie, tutte scurite, del tempo dell’università. Su un tavolo ovale, con le gambe a x, le cui volute volevano apparire graziose, ma facevano l’effetto di un complimento mal riuscito, c’erano una pipa e del tabacco in foglie, trinciato grosso. Tutta la stanza era piena del tanfo di quel tabacco da pochi soldi…

… il suo insegnante entrò nella stanza. Era un giovane uomo non ancora trentenne, biondo e nervoso; matematico valente, aveva già presentato all’accademia alcuni importanti lavori…

[Torless] notò un paio di grossi calzini di lana bianca, e vide che le fettucce delle mutande lunghe erano macchiate di nero dal lucido degli stivali. Il fazzoletto bianco risultava lezioso, e la cravatta, di quelle col nodo cucito, era variopinta come una tavolozza.

Senza volerlo si sentì ulteriormente respinto da questi dettagli; quasi non sperava più che quell’uomo potesse davvero essere depositario di cognizioni importanti, dato che nulla, nella sua persona come negli oggetti che lo circondavano, lo suggeriva. Dentro di sé si era immaginata la stanza di un matematico in tutt’altra maniera, con qualcosa che esprimesse, in un modo o nell’altro, le cose terribili che vi venivano pensate."

Robert Musil – "I turbamenti del giovane Torless"

L’aspetto dozzinale della persona e la banalità dell’ambiente in cui vive, la mancanza di segni di distinzione sono compatibili con la magia della matematica? Per il giovane Torless aspetto dozzinale e banalità ridimensionano inevitabilmente la figura del giovane studioso suo professore di matematica; e finiscono per "normalizzare" anche l’oggetto della sua attività intellettuale, quello stesso giardino proibito a cui, con invidia dell’allievo, sembrava avere il privilegio di poter accedere.

Proviamo, per contrappeso, a dare la parola a un interlocutore dichiaratamente "di parte", affidandogli il compito di illustrare, forse con qualche prosopopea, il destino radioso e sempiterno che attende i grandi matematici:

“Archimede sarà ricordato anche quando ci si dimenticherà di Eschilo, poiché le lingue muoiono, ma le idee matematiche no. 'Immortalità' può essere una parola ingenua, ma un matematico ha più probabilità di chiunque altro di raggiungere ciò che essa designa."

 G.H Hardy - "Apologia di un matematico"

Piccola nota maligna: Hardy è stato certamente uno dei grandi matematici del Novecento; sia come sia, il suo nome è pressoché sconosciuto alla grandissima maggioranza persino degli uomini di cultura. Come esempio di destino di immortalità non è male… [segue]

Giuliano Spirito