I matematici (II)

 

Il protagonista privilegiato delle storie di Marco Malvaldi, autore di fortunati romanzi gialli, è un giovane e promettente matematico (che però ha scelto come lavoro la gestione di un bar); di tanto in tanto egli si trova coinvolto, quasi involontariamente, nella soluzione di casi polizieschi e utilizza, come si conviene a un matematico, senso critico e diffidenza verso le soluzioni "facili".

"– Lo sapete che differenza c’è tra un letterato, un fisico e un matematico?

– Che i matematici quando raccontano le cose sono pallosi? – azzardò Aldo.

– Anche i fisici. E anche parecchi letterati, se è per quello. No, è una vecchia barzelletta. Un letterato, un fisico e un matematico stanno viaggiando in treno in Scozia, e a un certo punto vedono su un prato una pecora rossa. Il letterato la guarda e dice: “Però. Interessante. In Scozia le pecore sono rosse”. Il fisico scuote la testa e risponde: “In Scozia esistono anche pecore rosse”. Il matematico li guarda con commiserazione, e conclude: “Esiste almeno un prato, in Scozia, su cui esiste una pecora almeno un lato della quale è rosso”. È una storiella, ma il concetto è che dal punto di vista di un matematico è sbagliato dare per scontata una cosa che non si sa per certa solo perché sembra perfettamente plausibile e in linea con quanto si è sempre visto. Nella fattispecie, che le pecore sono di colore uniforme. È plausibile, non ne ho le prove ma è la cosa più probabile, e quindi è vero. Nella vita, questo ragionamento lo facciamo spesso. In matematica, o in generale in un’indagine di qualsiasi tipo, questo ragionamento va evitato."

Marco Malvaldi – "Il gioco delle tre carte"

Lo stesso autore, nello stesso libro, fa, sempre a proposito delle caratteristiche dei matematici, un’altra notazione forse meno scontata:

"– Lo sa qual è la dote più importante per un matematico?

– Non saprei. L’intelligenza, forse?

– No. È importante, ma non da sola. No, la dote fondamentale per fare il matematico è l’umiltà. L’umiltà di riconoscere quando non hai capito una cosa, e di non tentare di prenderti in giro. Se non hai capito una cosa, o non ne sei convinto, non puoi prenderla per buona. Se fai così, ti farai solo del male. Devi essere assolutamente sincero con te stesso."

Per conservare in bocca il sapore gratificante di queste parole, sarà buona cosa non leggere quanto segue, da cui risulta un’immagine dei matematici quali appaiono agli occhi dei non matematici tanto diffusa quanto deprimente:

"Quel buono a nulla di mio fratello Petros è uno dei prototipi del fallito"

A. Doxiadis - "Zio Petros e la congettura di Goldbach"

(il Petros di cui parla il fratello è un matematico di grande valore, personaggio centrale del romanzo di Doxiadis).


Giuliano Spirito