#FameLab 2014 - Intervista a Marco Ferrigo

 

#FameLab 2014 - Intervista a Marco Ferrigo

 

Oggi vogliamo raccontarvi la storia di Marco Ferrigo, il giovane matematico che a (soli) 24 anni è diventato il campione italiano di comunicazione scientifica. Come? Vincendo la terza edizione italiana di FameLab, un concorso per tutti i giovani scienziati che vogliono mettere alla prova le loro abilità comunicative: con un talk di soli 3 minuti e senza l’ausilio di supporti informatici, i concorrenti devono riuscire a stupire pubblico e giuria.

Chi potrebbe raccontarci meglio la storia di Marco, se non lui stesso? Ecco qui la chiacchierata che abbiamo fatto con lui.

XTG. Ciao Marco! Intanto complimenti, anche se il concorso è finito da un po'. Comincerei dall'inizio: cosa ha spinto un giovane studente dell'Università di Pisa ad iscriversi alle selezioni di FameLab?

M. F. Ciao Maurizio, quando ho saputo dell’esistenza di FameLab, ho subito pensato fosse l'evento per me: ho sempre provato il desiderio di comunicare la matematica. Già durante il secondo anno di Università avevo iniziato a organizzare eventi di orientamento e seminari di approfondimento, principalmente nella mia scuola superiore (Liceo Avogadro di Biella) o in scuole superiori di miei colleghi universitari. Lo scopo, allora, era semplicemente quello di condividere argomenti per me affascinanti con entusiasmo e voglia di esplorare.

Le cose si sono evolute nel 2011. Insieme ad altri studenti ho creato un'associazione che si chiama MaDE@DM (Matematica, Divulgazione Educazione al Dipartimento di Matematica). Ci occupiamo di creare eventi di divulgazione della matematica, presso scuole, università, musei, ma anche supermercati!

Cerchiamo di mostrare un approccio concreto alla matematica: uno dei tratti caratteristici dei nostri eventi è la presenza di numerosi oggetti (bilance a due bracci, torte di pongo, blocchi per le costruzioni...). Non ci accontentiamo di mostrare sfide logiche e numeriche; partiamo dal gioco “con le mani”, per arrivare sempre, tuttavia, a concetti matematici. Ad esempio, i tre oggetti a cui ho accennato prima - le bilance, le torte e i blocchi per costruzioni – vengono utilizzati rispettivamente per introdurre i sistemi numerici in base 3, per parlare di equilibrio in teoria dei giochi e di grafi.

Il nostro modo di concepire la matematica è questo: la matematica si “fa”, si fa con le mani, si fa a tentativi, si fa in gruppo. Ciò che si studia sui libri di matematica dovrebbe essere visto come uno strumento per fare, per inventare ogni giorno una soluzione diversa a un problema nuovo.

XTG. Come hai scelto il tema dei tuoi talk?

M. F. Basandomi sull'esperienza e sul lavoro degli anni scorsi. Io non credo molto nelle intuizioni geniali che cambiano il corso degli eventi (né grandi né piccoli): credo nel lavoro, nella costanza e nella voglia di provare.

Durante i miei talk a Famelab ho parlato di crittografia, di costruzioni impossibili con dei blocchetti di legno, di bolle di sapone, di tassellazioni del piano: sono tutti argomenti che, in un modo o nell'altro, avevo sperimentato negli anni passati insieme ai ragazzi di MaDE@DM (a cui vanno sempre i miei ringraziamenti). Ad ognuno dei talk poi ho aggiunto qualcosa di nuovo, che si adattasse alla modalità "in 3 minuti", utilizzando il codice fiscale o le previsioni del tempo.

Alla finalissima internazionale, però, ho deciso di optare per qualcosa di più “inedito”, che racchiudesse il mio modo di vedere l'approccio all'insegnamento della matematica.

XTG. Hai partecipato alla finale mondiale con un intervento che parlava di scuola e di insegnamento della matematica: una scelta davvero coraggiosa! Che c'entra la scuola con la comunicazione scientifica?

M F. Beh, in effetti per la finale mi sono dovuto armare di coraggio, visto che, rispetto agli argomenti che solitamente i partecipanti affrontano, sono andato fuori tema: invece che comunicare scoperte e invenzioni tecniche e scientifiche, ho voluto provare a parlare dell’argomento che mi sta più a cuore, anche se spesso difficilmente viene riconosciuto come scientifico. Si tratta di una strada che, secondo me, potrebbe cambiare la didattica della matematica: rivedere gli argomenti, rivedere i metodi, insegnanti che si pongano come esperti del settore capaci di partire dagli interessi dei ragazzi e condurli verso la matematica utile a loro. Qualche esempio? Quale matematica serve a un tennista? E a un programmatore di software? A un pittore? Ecco, io penso che dovrebbero venire affrontate queste domande. Forse tutto ciò può apparire irrealizzabile, o semplicistico, ma sono convinto che il modo in cui viene insegnata la matematica abbia bisogno di nuovi principi a cui ispirarsi, di una rivoluzione, più che di piccoli aggiustamenti locali.

XTG. Che cosa ti attira della comunicazione della matematica? Perché è importante secondo te?

M. F. Voglio comunicare la matematica perché sono convinto che sia uno strumento dalla potenza formidabile per chiunque, a prescindere dall'età, dal livello scolastico e dalle passioni.

La matematica è una sfida culturale che allena la pazienza e l'intuizione, stimola la voglia di provare da soli e la spinta a interagire con gli altri, forma i lavoratori e i cittadini. “Non esiste via regia per la matematica”. Questo significa anche che lavorando in gruppo si impara ad ascoltare gli altri, a riconoscere i propri errori, perché in matematica non la spunta il più forte o il più astuto, c'è un modo oggettivo per riconoscere la verità. Quasi sempre.

In un certo senso vedo la matematica come la grammatica del pensiero. Quando scrivo queste frasi non penso all'utilizzo delle preposizioni articolate o degli aggettivi, ho inglobato il tutto e posso esprimermi in modo fluido. Analogamente la matematica aiuta a strutturare il pensiero in modo creativo, logico, rigoroso.

XTG. Dopo FameLab la tua vita è cambiata?

M. F. Questa domanda mi fa venire in mente il ritorno a Pisa dalla finale di Cheltenham. Atterrato all'aeroporto è venuta a prendermi in auto la mia fidanzata. Senza nemmeno passare da casa, mi ha portato direttamente a Palazzo Blu (un centro espositivo a Pisa), dove con i ragazzi di MaDE@DM stavamo allestendo una mostra. Dopo poche ore ero di nuovo alle prese con il pubblico, a raccontare di bolle di sapone e altro.

Quindi in un certo senso, “dopo FameLab” la mia vita è rimasta quella di prima!

Ma in un altro senso è cambiata radicalmente, anche se forse non tutto è dovuto a FameLab, bisogna essere sinceri.

La finale italiana si è svolta il 3 maggio 2014; dopo due settimane avevo firmato due contratti di lavoro: uno con Zanichelli, per lavorare su testi scolastici delle scuole superiori (collaborazione che continua tutt'ora), e un altro presso l'azienda di software finanziari dove ora lavoro stabilmente.

E a settembre 2014 è arrivata la laurea magistrale in matematica.

XTG. A marzo partirà la nuova edizione di FameLab. Che cosa consiglieresti ai concorrenti che si apprestano a partecipare?

M. F. Mi piace sintetizzare gli ingredienti per un'ottima presentazione FameLab nelle tre “c”: contenuto, chiarezza, carisma.

È fondamentale parlare di qualcosa che si conosce davvero bene. Tre minuti non lasciano spazio alle mezze verità, risulta evidente chi padroneggia la materia e chi no. Inoltre il pubblico riconosce la passione vera, quella che si prova per ciò che si fa ogni giorno.

Il primo passo per essere chiari è essere semplici. Evitare termini incomprensibili, prendere spunto da problematiche e contesti quotidiani. Il consiglio migliore per essere chiari è mettere il pubblico al primo posto. Bisogna ricordarsi in ogni momento che non si è sul palco per mostrare se stessi, né la propria amata materia di studio. Si è lì per condividere qualcosa con chi è venuto ad ascoltarci e bisogna impegnarsi al massimo per far sì che il nostro messaggio interessi, colpisca, sia comprensibile ed efficace.

Il carisma si basa sulla sicurezza del valore della propria presentazione. Per acquisire tale sicurezza, sempre per amor di sintesi, sono fondamentali le tre “p”: provare, provare, provare. Tre minuti sono impietosi, non lasciano scampo. Per preparare un pezzo convincente bisogna aver provato quei tre minuti decine e decine di volte, aver coinvolto amici e parenti nelle prove, scrivere e riscrivere il testo. Si riconosce immediatamente un pezzo non preparato come si deve.

Devo dire però, che io per primo non ho seguito il mio consiglio: i tre minuti sulle tassellazioni (finale nazionale) e quelli sulla didattica della matematica (finale internazionale) sono stati entrambi preparati in un pomeriggio. Avevo deciso di basare tutto sulla mia capacità di improvvisare, di coinvolgere e di trasmettere la mia sincera passione. A Perugia ha funzionato molto bene, a Cheltenham molto meno, forse anche complice il fatto che l'inglese non è la mia lingua madre.

L'improvvisazione al posto di una pianificata e solida preparazione, a FameLab, come del resto nella matematica (e forse anche nella vita?), è come “fare il cucchiaio” calciando un rigore: se segni ricevi gloria e onori per il coraggio, ma se sbagli preparati a prendere le giusta dose di rimproveri (in primo luogo da te stesso).

Maurizio Giaffredo