Tutti con i piedi per Terra! - Intervista a Fabio Calvino

 

Prendete un laureato in Geologia, appassionato di montagna, sci e canoa (giustamente!), di professione insegnante. Mettete tutto nel mixer, salate a piacere e… ecco il risultato! Si chiama Fabio Calvino, insegna Matematica e Scienze da dieci anni alla scuola secondaria di primo grado, dopo averne insegnati altrettanti al liceo scientifico, e ha scritto diversi libri di testo per la scuola.

Ecco che cosa ci racconta a proposito del suo “Il nuovo Explorer. Lezioni e immagini di Scienze della Terra” e dell’esperienza di insegnare il pensiero scientifico ai ragazzi.

XTG. Il suo manuale “Il nuovo Explorer” è organizzato in modo molto strutturato: lezioni di 4 pagine, all’interno delle quali si trovano sempre obiettivi esplicitati, riepiloghi di concetti e parole chiave, test di verifica e brevi approfondimenti; il tutto inserito in aree e box ben riconoscibili anche a colpo d’occhio, grazie a una grafica e a un’impaginazione che si ripete. Questo rigore nella forma con cui il corso è presentato ha a che fare con il pensiero scientifico o con un’esigenza prettamente didattica?

F.C. La domanda è molto interessante, ma anche complessa. Un libro di testo è un’opera didattica e divulgativa al tempo stesso, ideato per un target preciso. Nuovo Explorer è stato adottato essenzialmente da Istituti Tecnici, ma è stato studiato per gli Istituti Professionali. La sfida consisteva nel “ridurre” l’enorme mole di conoscenze scientifiche in un manuale agile e di facile utilizzo. Le lezioni contengono l’essenza del pensiero scientifico per l’argomento trattato, in evidenza le parole chiave, che vengono spiegate in apposite pagine, connotate da una grafica sempre riconoscibile. Il pensiero scientifico vero e proprio, cioè quello legato all’osservazione e al ragionamento, definite in didattica come “saper osservare” e “saper fare”, è stimolato nelle rubriche “Osserva e rifletti”, che sono il tentativo, credo riuscito, di portare il laboratorio a livello del testo. Con un apparato didattico essenziale è nata l’esigenza di coadiuvare l’insegnante e il ragazzo in approfondimenti adeguati, per cui sono state inserite le rubriche in stile rivista scientifica e i paginoni doppi.

XTG. Che cosa significa, oggi, insegnare delle materie scientifiche ai ragazzi?

F.C. Significa divertirsi, apprendere noi stessi, essere trasportati in un mondo fantastico dove tutto è scoperta. Significa tornare bambini e ragazzi e cercare di far rivivere agli allievi le emozioni uniche della loro età, con la consapevolezza di guidarli verso un mondo che appare magico, ma che in realtà è regolato da leggi, spesso semplici, anche se derivano e vengono capite grazie alla complessità dell’Universo. È possibile cercare di partire da un problema reale, la fame nel mondo ad esempio, per arrivare a spiegare la tettonica delle placche. È possibile meravigliare ed essere a nostra volta meravigliati quando si cerca di far scoprire ai ragazzi le leggi della fisica e della chimica, dell’ambiente e degli ecosistemi, passando attraverso lo spettacolo della natura: un tramonto, un vulcano in eruzione, un mare in tempesta, una balena che salta dall’acqua, una piccola fiammata di colore verde e molto altro ancora.

XTG. Quanto sono importanti le nozioni e quanto, appunto, l’acquisizione di una modalità di pensiero tipica?

F.C. È la sfida del nostro tempo: le nozioni sono in continuo, quotidiano aggiornamento, anche stravolgimento, a volte. Come si può pensare di inserirle tutte? Diventa fondamentale far acquisire un modus operandi e una mentalità con cui analizzare il mondo e la realtà. Da dieci anni insegno nelle scuole secondarie di primo grado, dopo averne insegnati altrettanti al liceo scientifico: si tratta di un’esperienza che consiglio a tutti. Gruppi classe eterogenei, DSA, DVA, BES, problemi di crescita e di attenzione: è una sfida quotidiana.

La prova Invalsi non prevede le scienze, ma solo la matematica… quale grandiosa occasione per introdurre il laboratorio e “perdere/prendere tempo” per appassionare i ragazzi alle scienze! In questo modo, con minor assillo legato alla progettazione, è possibile far lavorare i ragazzi come piccoli scienziati.

Troppo spesso ci poniamo il problema delle prove Invalsi, Ocse-Pisa, ecc. che prevedono anche un certo numero di conoscenze e nozioni e rappresentano lo spauracchio per gli insegnanti, ma in realtà si tratta di un falso problema. Al primo anno uso moltissimo tempo con laboratori scientifici e matematici adatti a costruire la mentalità e la metodologia scientifica e analitica. Dopo un quadrimestre è come se si prendesse il volo: non è tutto rose e fiori, non tutti seguono perfettamente, nei tempi stabiliti, ma a tutti cerco di dare l’opportunità di migliorarsi continuamente.

XTG. A quale età è possibile cominciare ad occuparsi di tale modalità di pensiero? Qual è il modo migliore di insegnare la scienza ai bambini?

F.C. È un po’ quello che dicevo prima. È importante trovare il modo di meravigliarli, incuriosirli, approfittare della loro disponibilità e attenzione per tutto, approfittare delle loro domande, a volte ingenue (ma per fortuna lo sono!). Il pericolo del nostro tempo è quello di dare tutto per scontato, la tecnologia fa credere di poter risolvere ogni cosa, è forse la più grande illusione del consumismo. Credo sia necessario tornare ad essere un po’ “preistorici”, predisponendo occasioni di conoscenza e dando spazio alla creatività dei piccoli, guidandoli solo con piccoli suggerimenti, lasciando che sia il loro istinto a condurli, in modo che si approprino di strade personali. Partire dall’esperienza pratica, un laboratorio, un modo di fare quotidiano, una pagina di un libro, una foto, o altro, e fornire gli strumenti che si ritengono necessari per analizzare il fenomeno, oltre che utilizzabili dai bambini.

Per la matematica è necessario farli giocare con i concetti, ideare giochi che conducano in modo naturale alla conoscenza esperienziale: ad esempio giocare a birilli all’interno di una regione angolare delimitata da aste allineate come lati. Dobbiamo ricordarci che i più piccoli sono ancora fortemente cinestesici, hanno bisogno di toccare, sentire, utilizzare i sensi per apprendere. Inoltre ritengo che molte delle difficoltà di apprendimento siano legate alla mancanza di gioco alla vecchia maniera, i videogiochi e la televisione appiattiscono la realtà in mondo bidimensionale, mentre viviamo in tre dimensioni.

XTG. Quanto è importante la multidisciplinarità nell’insegnamento delle scienze? E quanto la matematica? Sarebbe ancora possibile, come succedeva vent’anni fa, portare alla maturità scienze della Terra perché non si è bravi in fisica o in matematica?

F.C, La multidisciplinarità è condizione non unica, ma necessaria. Insegnare alle scuole secondarie di primo grado è un’occasione importante per poter costruire un sapere legato alla matematica, alle scienze, alla tecnologia, ma anche alla letteratura, alla poesia, al disegno e alla musica. Dedico una parte del mio orario di recupero alla preparazione degli argomenti di approfondimento da portare all’esame del terzo anno, aiuto i ragazzi a partire dalle proprie aspirazioni e interessi: un quadro, un brano musicale, la passione per le scarpe, e costruiamo un percorso unico tra arte, letteratura e scienze, e così via.

Per quanto riguarda la maturità non dovrebbe essere possibile, le materie sono interconnesse e in ogni branca del sapere scientifico ci si imbatte in attività legate alla problematizzazione dei fenomeni e di ricerca di formule fisiche, chimiche e matematiche; addirittura la storia viene studiata con metodologia scientifica, basti pensare banalmente alla curva del tempo. Ma per riuscire ad insegnare in maniera multidisciplinare è necessario progettare percorsi se non con l’intero consiglio di classe, almeno in piccoli gruppi di insegnanti. Significa prendersi del tempo oltre l’orario scolastico (e per fortuna esistono le chat e le videochiamate gratuite). Dopo un primo approccio diventa quasi naturale interagire con i colleghi e il tempo speso all’inizio è ben ripagato dopo.

XTG. Quanto è importante l’aggiornamento? Presso quali agenzie è meglio svolgerlo?

F.C. L’aggiornamento deve essere continuo, l’autoaggiornamento è una pratica quotidiana legata alla lettura, alla visione di documentari, alla ricerca in internet e così via. Reputo fondamentale l’appoggio delle associazioni di insegnanti, possibilmente a carattere nazionale e riconosciute dal MIUR. La mia preparazione epistemologica è stata fortemente migliorata dall’OPPI e dall’UCIIM, ad esempio. Ritengo necessario che siano associazioni in continua ricerca, stimolanti, collaborative, che permettano di leggere e analizzare l’esperienza reale del singolo insegnante, ad ognuno la ricerca di quella che meglio rappresenta le proprie sfumature di idee e ideologie.

Anna Betti