Unità d’Italia – 150 anni. Qualcosa da ricordare 1861- 1915

da XlaTangente n. 26

 

 

 

Maria Bellucci, Francesca Civile, Brunella Danesi

 

Unità d'Italia - 150 anni 

Qualcosa da ricordare 1861-1915

 

Edizione ETS, Pisa 2010

pp. 158, euro 14.00

 

 

 

 

 

Le ricorrenze, se rettamente interpretate, possono essere utili a capire si legge nell’introduzione delle autrici a questo agile e denso volume che ci offre la possibilità di mettere a fuoco il contributo che alcuni scienziati hanno portato alla costruzione dello Stato unitario.

Lasciato sullo sfondo, per esplicita scelta delle coautrici, il dibattito sulle analisi storiografiche generali, il libro è organizzato in saggi, che guidano il lettore in una storia appassionante e non molto conosciuta al di fuori di ambiti specialistici.

Restituendoci il fervore scientifico del periodo 1861-1915, inaspettato rispetto al modo in cui abitualmente si studiano a scuola il Risorgimento e i primi decenni del nuovo Stato italiano, il libro permette di scoprire dei “fili” comuni che orientano il percorso umano, politico e scientifico di questi patrioti, intellettuali, scienziati e organizzatori di cultura.

 

Che si tratti di medici, matematici, ingegneri o chimici, tutti hanno combattuto e rischiato in prima persona per l’unità d’Italia. Ognuno di loro ha avuto una fitta rete di relazioni con la comunità scientifica internazionale (europea), ben lontano da provincialismi, ma anche da subalternità. Tutti, in varie forme, si sono confrontati con la società civile e culturale del nuovo Stato, pienamente consapevoli che il loro contributo di scienziati era indispensabile agli italiani della giovane Italia. Tutti si sono occupati di scuola e ricerca, considerandole l’asse portante della crescita della nazione.

Difficile dar conto anche solo di una parte del repertorio veramente interessante di gruppi e singoli che il libro propone. Le tante, tantissime storie che vi sono raccontate – ed è un grande merito delle autrici – non sono giustapposte, ma formano un affascinante mosaico, e sembrano invitare il lettore ad approfondire.

 

L’asse umanistico non fu, agli albori del nuovo Stato, il solo e neppure, forse, quello prevalente nella preparazione delle nuove classi dirigenti. Per dare conto di qualche risposta al bisogno, altissimo, di “scienza”, ci bastino qui due esempi soltanto. Il primo offerto dai medici che si fecero sostenitori dell’alfabetizzazione “diffusa” convinti che, insieme a condizioni di vita almeno decenti, essa costituisse la migliore medicina per battere la malaria, il colera e in genere quelle malattie che sembravano senza possibilità di controllo. E il secondo offerto da editori come Zanichelli, Hoepli, Treves o Sonzogno che, in un periodo in cui per la divulgazione scientifica esistevano solo parole, riviste e libri, diedero il via a un’esplosione di divulgazione per adulti e piccini... Senza dimenticare le riviste, a partire dal “Politecnico” di Carlo Cattaneo per arrivare a “Scientia” su cui scrivono matematici come Vito Volterra e Federigo Enriques, propugnatori di una scienza aperta e democratica.

 

E invece poi si scivola verso la I guerra mondiale, l’idealismo di Croce e Gentile, e il fascismo.

Forse una domanda che si può porre il lettore di questo libro, così ricco non solo di informazioni, ma anche di sollecitazioni, è questa: è diffusa, oggi, nella nostra Repubblica, una divulgazione “alta”? Scientifica e non? Quanto sta a cuore ai governanti? E agli stessi studiosi di qualunque disciplina? Domande difficili, risposte difficili.

Il valore di un libro divulgativo “alto” di storia, (di storia della scienza, in questo caso) si misura non solo dalla sua accuratezza, dalla ricchezza delle fonti, dalla bibliografia, dalla ricerca che vi è sottesa, dal modo chiaro e abbordabile in cui esso trasmette il suo contenuto al lettore. Si misura anche dalla qualità delle domande che il presente rivolge al passato. E dalla curiosità che riesce a suscitare nel lettore, anche se non molto addentro all’argomento.

Il valore del testo di Bellucci, Civile e Danesi è davvero elevato.

 

Non per caso: le autrici, pur di formazione diversa (due laureate in Filosofia, una in Scienze biologiche), da anni lavorano, con passione e competenza evidenti a chi legge il libro, al progetto di approfondimento, divulgazione e didattica della scienza, che si incentra nella rivista Naturalmente di Pisa.

 

Paola Gallo