da XlaTangente n. 42

     

     

 

 


 

Edited and annotated
by Tom Artin

 

Emil Artin's Iceland Journal 1925
 

 

Free Scholar Press, 2013

 

8 agosto 1925.
Sette giovani accademici che lavorano in Germania si imbarcano ad Amburgo per un viaggio che si aspettano come molto impegnativo: un trekking in Islanda, l’isola misteriosa, l’Ultima Thule di cui già aveva scritto Pitea nel IV secolo a.C. Questo libro è il diario di uno di loro, Emil Artin (1898-1962), che, pur essendo una delle figure più importanti nella storia dell’algebra del ventesimo secolo, qui appare in una veste a priori del tutto differente. È la veste di un uomo interessato alle scienze in senso generale (non a caso, proprio all’Università di Amburgo, dove da pochi mesi è diventato professore associato di matematica, insegnerà anche meccanica e teoria della relatività) e alla geologia in particolare, dunque all’Islanda, con i suoi vulcani, i suoi geyser e i suoi ghiacciai.
Così questo non è un libro di matematica, ma solo un libro che appartiene al filone molto particolare della letteratura di viaggio. Piacerà certamente a chi ama l’Islanda; ma perché ne parliamo qui, fra testi legati in qualche modo alla matematica? Il motivo è semplice e sta nello sguardo che esso ci permette di gettare sul modo di operare, sulla curiosità e sulla larghezza dello sguardo di un grande matematico nel periodo più creativo della sua brillante carriera.

Simonetta Di Sieno